Augusto Daolio

 


Il 7 ottobre del 1992 se ne andava Augusto Daolio. A 31 anni di distanza ricordo ancora quella mattina di prima nebbia autunnale e la voce di una amica di Sant'Ilario d'Enza che diceva; "Magno, è morto Augusto".

Augusto Daolio si era guadagnato non solo un posto nella storia del Pop italiano, ma proprio nei nostri cuori di popolo nomade.

Fare un'analisi ora è facile poiché l'emotività ha lasciato il posto alla nostalgia e quindi;

Perché andavo a tutti i concerti dei Nomadi e compravo tutti i loro dischi seppur già allora ero indirizzato verso musica architettonicamente più complessa? Vi chiederete voi amici virtuali e non. 

Beh, la voce imperfetta, la sincerità e l'intensità espressiva, la figura saggia e il “look” stile anni d'oro del Folk West Coast americano di Augusto e la semplicità delle canzoni dei Nomadi che si contrapponevano alle sofisticate musiche d'oltre Manica e Oceano. Perché all'imponente "perfezionismo" floydiano o post floydiano Punk, New wave , i Nomadi, soprattutto grazie alla voce di Augusto, rispondevano con musica semplice, poco arrangiata. Praticamente un Pop/Rock nostrano, semplice come la gente di qui. 

Il passare degli anni (e la scarsissima qualità dei nuovi cantanti italiani) ha portato il pubblico a considerare Augusto un punto di riferimento Pop, e soprattutto di mantenere praticamente intatta la sua popolarità a dispetto del succedersi delle mode. Praticamente un mito.

Per me un grande ricordo di gioventù ❣️.

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